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Creme alla nocciola: la classifica Altroconsumo 2025

Non tutte le creme spalmabili alla nocciola sono create uguali. Le differenze principali riguardano la percentuale di nocciole, la presenza di oli vegetali e l’uso di ingredienti di origine animale. La quantità di nocciole può variare dal 12% al 45%, ma ci sono anche creme che contengono il 100% di nocciole, ricche di grassi “buoni” e con meno zuccheri. Gli oli più comuni sono quello di palma (che non è il più salutare) e di girasole (più leggero). Alcune creme sono vegane, quindi prive di latte, rendendole adatte anche a chi è intollerante al lattosio. I consigli di Altroconsumo Altroconsumo consiglia di optare per: Creme senza grassi o oli vegetali aggiunti , o con olio di girasole. Prodotti con alta percentuale di nocciole e cacao. Marche che specificano l’origine delle nocciole, un segno di trasparenza. I parametri di valutazione dei prodotti Le creme sono state valutate su tre criteri: Composizione (50%): ingredienti, valori nutrizionali, quantità di nocciole. Assaggio anonimo (4...

Uova contaminate con Fipronil, ancora strascichi fra Olanda e Germania




Lo spettro delle uova contaminate è tornato ad aggirarsi per l’Europa. E la sostanza responsabile è sempre la stessa: l’insetticida Fipronil il cui uso è vietato nell’Unione Europea e che oltre una certa soglia (0,72 milligrammi per chilo) è tossico per l’uomo. Dopo il caso dell’estate 2017, che portò a ritiri di massa dal mercato - Italia compresa - e all’abbattimento di milioni di galline, ora un nuovo focolaio è stato scoperto in Germania.

Le autorità sanitarie di sei Lander hanno infatti annunciato di aver ritirato dal mercato 73.000 uova provenienti da un allevamento biologico in Olanda. I residui trovati nelle uova erano tutti oltre la soglia consentita a livello europeo ma «ben al di sotto della soglia che costituirebbe un pericolo per la salute» come ha spiegato il Lander della Bassa Sassonia sul proprio sito web.

La buona notizia, che comunque deve ancora essere confermata da analisi approfondite, è che potrebbe non trattarsi di un secondo scandalo Fipronil, ma della “coda” di quello già esploso un anno fa. Secondo l’autorità per la sicurezza alimentare olandese, infatti, nell’allevamento dal quale sono partite le uova non è stato utilizzato Fipronil di recente ma è probabile che le galline abbiano razzolato su un terreno ancora contaminato da tracce dell’insetticida usato un anno fa.

Le galline in questione, che vivendo in un allevamento biologico dovrebbero passare gran parte delle giornate all’aperto, sarebbero state tenute all’interno per evitare il contagio con l’influenza aviaria. Nuovi ceppi di questa malattia infatti sono tornati a contagiare gli allevamenti di tutta Europa e il contatto con uccelli selvatici non fa altro che aumentare il rischio di trasmissione.

Ancora una volta dunque i Paesi Bassi si ritrovano il dito puntato contro. Nel 2017, infatti, il caso Fipronil partì dal Belgio e alcuni membri delle autorità sanitarie tedesche hanno poi accusato i loro colleghi in Belgio di aver ritardato la diffusione delle notizie sulla scoperta della contaminazione.

La prova schiacciante della responsabilità dei Paesi Bassi è arrivata nello scorso maggio, quando l’Efsa ha pubblicato i risultati di un’analisi su oltre 5000 campioni di uova raccolti tra il primo settembre e il 30 novembre 2017. Su 742 positività, 664 provengono da uova dei Paesi Bassi. Seconda in classifica, a grande distanza, è l’Italia con 40 casi.

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