Prodotti venduti come già disponibili, pronti alla spedizione, ma che poi ci mettono un’eternità ad arrivare al compratore. È l’illecito di cui, secondo l’Antitrust, si è macchiato il sito Tecnomaster.biz, a quanto risulta da un recente provvedimento. Ma è solo l’ultimo esempio all’interno di una lunga campagna con cui l’Antitrust sta combattendo il fenomeno dell’e-commerce truffaldino. «Sono tante le tecniche con cui i siti cercano di ingannare l’utente», dice infatti a Repubblica Pietro Moretti, vicepresidente di Aduc. «E le azioni dell’Antitrust faticano a scoraggiare queste truffe, a quanto purtroppo possiamo vedere dalle segnalazioni che ci arrivano dagli utenti», aggiunge.
Il caso della tardiva (o persino mancata) spedizione è uno dei più «Molti siti dicono che il prodotto è pronto alla consegna, quando invece se lo devono ancora procurare – dice Moretti - Aspettano di avere numerosi pre-ordini per spuntare un prezzo più basso di acquisto». «Alcuni fanno così: dicono all’utente che i primi dieci acquirenti hanno diritto ad avere il prodotto a prezzi molto scontati, per esempio 300 euro per un iPhone che ne vale mille. L’utente paga, si prenota ma dopo un anno e mezzo – com’è capitato – non ha ricevuto nulla (perché magari l’azienda non ha ancora raggiunto un numero minimo di pre-ordini). E non ottiene risposta alle richieste di rimborso». Ma i diritti degli utenti sono chiari: «Il sito deve rispettare i tempi di consegna dichiarati; e se non li dichiara, devono essere massimo 30 giorni, per legge».
Nell’ultimo caso, il sito Tecnomaster.biz dovrà sospendere ogni attività di vendita di prodotti non disponibili e di addebito anticipato per beni che non risultano in giacenza nei magazzini o che non siano comunque pronti per la consegna. Tecnomaster.Biz ha a disposizione 10 giorni di tempo per comunicare l’avvenuta esecuzione, rende noto l’Autorità. «Se il sito non consegna in tempo, deve concedere un rimborso all’utente, che potrebbe pure fare una causa per danni» dice Moretti. «Negli ultimi cinque anni del nostro lavoro per un e-commerce sicuro, ci siamo occupati di tre tipi di illecito – oltre a quello dei siti che non spediscono prodotti o lo fanno in ritardo», spiegano dall’Antitrust.
«Siti che non danno abbastanza informazioni sulla garanzia legale di conformità che spetta all’acquirente; o che non indicano un foro competente italiano per le controversie».
Il terzo illecito affrontato dall’Antitrust è più complicato. Sono i vari trucchi con cui i siti cercano di evitare il diritto di recesso. Possiamo restituire un prodotto comprato online, entro 14 giorni dalla consegna, e avere il rimborso dell’acquisto. La legge prevede alcune eccezioni a questo diritto, per esempio per beni digitali (una canzone) e per quelli che l’utente ha molto personalizzato (una cucina, richiesta con specifiche misure).
«Il problema è che molti siti sfruttano queste eccezioni in modo illecito. Alcuni per esempio fanno ricadere la scelta del colore di un divano nell’ambito delle personalizzazioni. Oppure obbligano l’utente a comprare prodotti solo tramite voucher digitali, pre-acquistati, per poi negare il diritto di recesso sul prodotto finale».
«Certo il nostro osservatorio, con le tante lamentale che ci mandano gli utenti, vede solo il bicchiere mezzo vuoto. E non ha valore statistico. – dice Moretti - Ma la sensazione è che le azioni dell’Antitrust non sono ancora abbastanza efficaci contro le truffe. Perché i siti ne inventano sempre nuove. Perché le sanzioni sono troppo basse, per legge, e non scoraggiano i truffatori. Oppure perché i siti sequestrati rinascono con nuovi nomi».
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