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Il debito vaticano da due miliardi: l'eredità finanziaria di Bergoglio per Papa Leone XIV
Nel cuore del Vaticano, una nuova sfida finanziaria si affaccia all'orizzonte. Con l'arrivo di Papa Leone XIV, successore di Papa Francesco, i conti del Vaticano rivelano un'eredità difficile da gestire: un debito che sfiora i due miliardi di euro, una cifra che solleva preoccupazioni e interrogativi sul futuro economico della Santa Sede. Ma come si è arrivati a questa situazione e quali implicazioni comporta per il futuro della Chiesa?
Situazione finanziaria con Papa Francesco
Nel 2013, a seguito delle dimissioni di Benedetto XVI, Papa Francesco si trovò ad affrontare una situazione economico-finanziaria complessa. Infatti, l'istituzione vaticana era stata accusata da Moneyval, l'ente europeo contro i crimini economici, di non contrastare con le misure adeguate il fenomeno del riciclaggio di denaro. Inoltre, poco prima delle dimissioni di Benedetto XVI, la Banca d’Italia aveva deciso di sospendere tutti i sistemi di pagamento elettronico dello Stato pontificio, bloccando persino i bancomat.
Durante il Conclave, i cardinali conservatori statunitensi decisero di appoggiare il cardinale Bergoglio, un progressista, sperando che il gesuita avesse la forza di affrontare le problematiche lasciate irrisolte dal suo predecessore. Papa Francesco ha avviato tentativi di riforma, imponendo maggiore trasparenza, ma non è riuscito a completare il processo a causa delle resistenze della Curia e di alcune sue stesse indecisioni.
Negli ultimi anni, sotto il pontificato di Papa Francesco, il Vaticano ha affrontato numerosi scandali finanziari e investimenti rischiosi. Nonostante gli sforzi profusi, la situazione economica della Santa Sede è rimasta fragile. Con il 2025, Papa Francesco ha lasciato in eredità al suo successore una realtà complessa, che include un debito che ha continuato a crescere a causa di una combinazione di fattori.
Gli scandali di Londra
É indiscutibile che, quando alcuni esperti laici furono chiamati a mettere ordine nelle finanze vaticane, scoprirono che, a quarant’anni dagli scandali legati allo IOR di Marcinkus e alle manovre finanziarie di Calvi e Sindona, il Vaticano era ricaduto in problemi economici simili, con operazioni rischiose come l’acquisto di immobili a Londra. Quando questi esperti gli chiesero di intervenire severamente contro alti prelati coinvolti, Papa Francesco esitò. Fu solo in seguito che si arrivò ai processi vaticani, culminati con la condanna del cardinale Becciu.
Di fronte ai crescenti squilibri di bilancio di uno Stato che non riscuote tasse, ma si sostiene principalmente grazie alle entrate dei musei vaticani e a donazioni, soprattutto da parte di benefattori americani e tedeschi, Papa Francesco ha cercato di trovare soluzioni nel suo approccio frugale. Ha promosso l'idea di una Chiesa più sobria, riducendo anche gli stipendi dei cardinali. Tuttavia, questa politica ha suscitato malcontento e ha spinto le congregazioni a cercare donazioni, talvolta con interessi personali, senza però riuscire a risolvere il disavanzo.
Alla fine, poco prima del suo ricovero al Gemelli e della sua morte, il Papa ha riconosciuto che sarebbero state necessarie «decisioni difficili» in merito alle spese e ha ammesso che sarebbe stato necessario fare maggiore affidamento sui donatori, spesso conservatori americani che non nutrivano un grande affetto nei suoi confronti.
Il fondo pensioni: un disavanzo crescente
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