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Dazi: cosa succederà ai prezzi Apple in Italia?



Allarmismi ? No grazie!

Prima di tutto: niente panico. L'ipotesi di un iPhone da 2300 euro o, meglio, dollari che circola da qualche giorno in rete può essere letta in due modi: come fantascienza oppure come una provocazione per risaltare quali potrebbero essere gli effetti dei dazi sul commercio, in generale, e sul marchio Apple, nel caso di specie. 

Ciò premesso, prima di procedere con eventuali stime, è opportuno considerare le politiche perseguite da Apple negli ultimi anni. Infatti, sotto la spinta dei dazi imposti dalla prima amministrazione Trump e della pandemia, Apple aveva intrapreso un faticoso piano di diversificazione produttiva. La produzione di iPad ed AirPods è stata delocalizzata in Vietnam, mentre quella di iPhone in in India, al fine di ridurre il peso dell'interdipendenza economica con Pechino. 

Nel nuovo scenario globale che si sta delineando, il sopracitato piano rischia di scatenare una sorta di effetto boomerang, in quanto né il Vietnam né l'India sono stati risparmiati dal nuovo piano tariffario lanciato da Trump. Di fatto, la neo politica commerciale statunitense rischia di mettere seriamente alla prova la strategia globale di Apple. Quest'ultima, dovrà sicuramente reagire attuando qualche modifica sostanziale.

2300 dollari per un iPhone: tra mito e realtà

Cerchiamo quindi di capire le ragioni da cui è partita la recente speculazione che prevede circa 2300 dollari per l'acquisto di un iPhone 16 Pro Max, contro i 1599 dollari attuali. La premessa è la seguente: l'effetto dei dazi si sprigiona solo sul suolo americano, rappresentando un costo doganale aggiuntivo sui prodotti che gli Stati Uniti importano dal resto del mondo. Quindi, per quanto riguarda specificamente Apple, i dazi impattano prevalentemente sui prodotti che arrivano dalle catene commerciali asiatiche. In relazione a ciò, si stima che il costo di produzione salirebbe a 850 dollari, con il margine di profitto destinato ad una drastica riduzione se Apple non ne aumentasse il prezzo di vendita. 

Il prezzo stimato di 2300 dollari per il mercato americano (sottolineiamo americano e non europeo) è elaborato sulla base dell'ipotesi che, come vorrebbe il Presidente Trump, l'iPhone sia costruito interamente negli Stati Uniti. In sostanza, questo sarebbe il prezzo a cui sarebbe venduto l'iPhone in America nel caso in cui l'intera produzione manifatturiera fosse interamente trasferita negli Stati Uniti

Per esempio, secondo l'istituto finanziario Rosenblatt Securities, solo di manodopera si avrebbe un costo di 300 dollari contro i 30 dollari attuali. Ovviamente, a questo costo manifatturiero si sommerebbe il costo di tutte le componenti che ad oggi sono importate e sulle quali, di conseguenza, gravano i dazi.

Questa ipotesi ben lontana dalla realtà è al momento priva di qualunque concretezza operativa in quanto del tutto irrealizzabile. Infatti, benché non ci siano ancora state dichiarazioni ufficiali da parte dell'AD di Apple Tim Cook, è impensabile credere che il colosso sia incline a riportare negli Stati Uniti la sua produzione. In tal senso, non solo diverse ragioni logistiche, tecniche e di competenze lo impediscono ma, in aggiunta, anche l'eventualità del tutto remota di riuscire vendere nel territorio americano un iPhone ad un prezzo così elevato. 

Lo stesso Cook, in un'intervista rilasciata nel 2017, dichiarò come "negli Stati Uniti non esiste una forza lavoro sufficientemente specializzata per sostenere la produzione su larga scala di dispositivi Apple". In particolare, l'unico prodotto dell'azienda di Cupertino realizzato negli Stati Uniti è il Mac Pro, che però ha volumi di vendita infinitamente più bassi degli altri dispositivi.

Aumento dei prezzi Apple: quali soluzioni per il colosso

Come rilevato da Morgan Stanley, in assenza di aggiustamenti Apple potrebbe avere una riduzione degli utili pari a 33 miliardi di dollari all'anno o, per dirla altrimenti, il 26% per azione.

Quindi, per scongiurare tale pericolo, Apple è chiamata ad intervenire preventivamente. Tuttavia, è di fondamentale importanza tenere a mente che, in un contesto incerto e poco ricettivo come quello che si sta prospettando, pare poco conveniente per l'industria intervenire mediante un pesante rialzo dei prezzi calcolato sulla base delle tariffe

La prima strategia che Apple potrebbe perseguire sarebbe quindi quella di procedere un aumento dei prezzi mascherato. Ad esempio, potrebbe ridurre la memoria di partenza (come ha fatto con il modello iPhone 15 Pro Max). 

Dopodiché, il colosso potrebbe decidere di assorbire parte delle eventuali perdite sfruttando i margini lordi, che superano il 40% sui modelli di fascia alta oppure, sempre con riguardo ai modelli più costosi, aumentarne i costi di produzione dato che sono generalmente rivolti ad un pubblico meno sensibile al prezzo.

Da ultimo, un'altra strategia plausibile sarebbe quella di delocalizzare parte della produzione dalla Cina verso altri Paesi. Come anticipato, non sarebbe nulla di nuovo dato che è da diversi anni che Apple ha iniziato a diversificare la produzione, in particolare in India, Brasile, Vietnam e Thailandia. Vale la pena ricordare che in alcuni di questi Paesi i dazi imposti sono meno pesanti di quelli che gravano sui beni cinesi: in India e Brasile saranno rispettivamente del 26% e del 10%.

Ripercussioni indirette sui consumatori europei

Rispetto al mercato Hi-tech, il rischio concreto è quello di un evidente effetto domino. Del resto, la stragrande maggioranza dei dispositivi venduti nel Vecchio continente arriva dagli stessi canali produttivi a cui le aziende americane fanno ricorso. 
Intuitivamente, se i dazi colpiscono le importazioni statunitensi, le aziende americane saranno costrette ad intervenire al rialzo sui prezzi dei prodotti venduti in Europa. 
In aggiunta, numerose aziende europee che operano nel settore potrebbero trovarsi tagliate fuori da una filiera sempre più incerta

In questo scenario, c'è da sperare che i nuovi dazi siano solo un grande bluff e che di fatto siano il modo scelto da Trump di forzare la mano in vista di future trattative. 

iPhone in Italia: conviene acquistare un iPhone ora?

É vero che Apple potrebbe decidere di rialzare globalmente i listini per compensare le perdite negli Stati Uniti. Fa riferimento a questa possibilità J.P Morgan, quando dice che per fronteggiare la situazione si potrebbe assistere ad un aumento dei prezzi del 6% a livello globale. Sostanzialmente, mediante questa pratica, Apple tenterebbe di spalmare i costi di un singolo mercato anche sugli altri al fine di mitigarne l'impatto.
In sostanza, anche senza dazi diretti, potremmo subire un aumento del prezzo dei modelli Pro acquistati dai clienti meno sensibili ad un relativo aumento; oppure, avere meno frequentemente offerte e sconti.

Quindi, il consiglio è di evitare il c.d. panic buying ma, simultaneamente, tenere gli occhi aperti e fare qualche riflessione. In particolare, i modelli attuali, in particolare iPhone 16, iPhone 16 Pro e Pro max, potrebbero presto diventare più "convenienti" di quanto non sembrino oggi, semplicemente perché i loro successori domani potrebbero costare di più senza effettivamente garantire un risultato migliore. 

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