Grazie agli obbietti di decarbonizzazione e riduzione del consumo di derivati al petrolio, nei ultimi anni, il panorama automobilistico è mutato con un importante aumento del mercato delle auto elettriche (Bev).
In questo mercato, dove l'autonomia è fondamentale, la ricerca per batterie sempre più performanti è cruciale per essere competitivi. In tal senso McKinsey ha realizzato un report in cui si prevedono ben oltre 200 nuove fabbriche di celle per batterie con un valore di mercato che sale a 250 miliardi di dollari con un tasso di crescita annuo del 19 per cento.
Attualmente il mercato è dominato dalla Cina sia nell'estrazione delle materie prime, sia sulla produzione di componenti per celle.
Michele Bertoncello, partner McKinsey «Non avere accesso diretto alla materia prima è uno svantaggio ma è anche vero che la fase di raffinazione dei materiali non deve necessariamente avvenire nel luogo d’estrazione. Il vero tema è dotarsi degli impianti per farlo. Sulla produzione di componenti, celle, pacchi batteria, il settore, anche in Occidente, può avere un ruolo. Ma è chiaro che, avendo accumulato un ritardo, sia nello sviluppo tecnologico che in fatto di impianti, supply chain e competenze, cogliere le opportunità richiederà uno sforzo supplementare. Non dimentichiamo poi che l’estrazione di materie prime genera ricavi significativi, ma ha anche costi sociali e ambientali importanti che richiedono di essere compensati con investimenti ingenti per rendere l’attività sostenibile».
Sempre secondo McKinsey, l’Europa e il Nord America entro la fine del decennio ospiteranno circa il 20% della produzione globale di celle per batterie.
«Modelli di collaborazione saranno essenziali per avere accesso alle materie prime. I paesi occidentali dovranno scegliere quali contropartite strategiche e commerciali offrire. Ad esempio, in termini di dazi all’import di veicoli cinesi in Occidente, piuttosto che altre contropartite di bilancia commerciale. Inoltre, per i costruttori sarà essenziale sviluppare una strategia di lungo periodo nel garantirsi l’accesso a materie prime e tecnologie, e in questo senso alcuni fra i più grandi gruppi globali hanno già siglato accordi pluriennali con paesi esportatori per limitare il rischio di indisponibilità di materie prime o di eccessive fluttuazioni di prezzo».
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