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Creme alla nocciola: la classifica Altroconsumo 2025

Non tutte le creme spalmabili alla nocciola sono create uguali. Le differenze principali riguardano la percentuale di nocciole, la presenza di oli vegetali e l’uso di ingredienti di origine animale. La quantità di nocciole può variare dal 12% al 45%, ma ci sono anche creme che contengono il 100% di nocciole, ricche di grassi “buoni” e con meno zuccheri. Gli oli più comuni sono quello di palma (che non è il più salutare) e di girasole (più leggero). Alcune creme sono vegane, quindi prive di latte, rendendole adatte anche a chi è intollerante al lattosio. I consigli di Altroconsumo Altroconsumo consiglia di optare per: Creme senza grassi o oli vegetali aggiunti , o con olio di girasole. Prodotti con alta percentuale di nocciole e cacao. Marche che specificano l’origine delle nocciole, un segno di trasparenza. I parametri di valutazione dei prodotti Le creme sono state valutate su tre criteri: Composizione (50%): ingredienti, valori nutrizionali, quantità di nocciole. Assaggio anonimo (4...

Caviale italiano leader mondiale, numeri in crescita per Calvisius


Nonostante l’inflazione e la crisi dei consumi, la domanda mondiale del caviale è in continua crescita e i prezzi salgono di conseguenza. In questo contesto, l’Italia rimande uno dei leader mondiali, seconda solo alla Cina in termini di quantità prodotte, ed è ai vertici in termini di qualità e sostenibilità.

Secondo i dati diffusi da Api (Associazione piscicoltori di Confagricoltura), nel 2022 le aziende italiane hanno prodotto 62 tonnellate di caviale, a fronte di oltre 600 tonnellate a livello mondiale. Si tratta di un produzione di eccellenza a cui l’Italia è arrivata da anni anche grazie al lavoro di Agroittica Lombarda, che detiene il marchio Calvisius, che oggi produce circa la metà del caviale italiano.

«L’incremento dello scorso anno non è legato all’inflazione – sottolinea la general manager Carla Sora – perché solo nel bilancio di quest’anno vedremo gli effetti dell’aumento dei prezzi, che sta superando il 20 per cento».

«È difficile adeguare facilmente l’offerta, perché la produzione del caviale richiede molti anni, da 8-10 anni fino ai 20 del prezioso Beluga – continua Sora –. Per questo motivo abbiamo deciso di puntare più sulla qualità e sul rafforzamento del brand rispetto a investimenti molto costosi che vedrebbero i loro frutti in un lasso di tempo per cui è impossibile prevedere l’evoluzione del mercato. La Cina accorcia i tempi con ibridazioni delle specie e allevamenti poco sostenibili che noi non vogliamo nemmeno prendere in considerazione».

L’export per Calvisius vale l’85% del giro d’affari, anche se il mercato interno continua a crescere da qualche anno.

«È un trend iniziato durante la pandemia – spiega Sora – quando abbiamo notato che si sono avvicinati al caviale giovani e nuovi consumatori, con l’aumento della quota delle vendite online sul nostro sito (ora tornate al 2-3% del totale, mentre la grande distribuzione è praticamente assente, ad eccezione di Esselunga, ndr). È vero che il prezzo del caviale si aggira sui 2mila euro al chilo, ma grazie alle scatole da poche decine di grammi comprarlo non costa più di una bottiglia di vino. Per questo il consumo è tornato nei migliori ristoranti e in nuovi format del fuori casa come le champagnerie».


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