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Prezzi energia in calo: opportunità per i consumatori

Ad agosto 2025, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) dell’energia elettrica si è posizionato attorno a 0,109 €/kWh , mostrando un leggero calo rispetto a luglio. All'inizio di settembre, il valore ha fatto un piccolo balzo a 0,111 €/kWh, rimanendo comunque inferiore rispetto allo stesso periodo del 2024, con una diminuzione annuale del 3,8%. Anche il gas naturale ha registrato tendenze positive: il prezzo sul Punto di Scambio Virtuale (PSV) è sceso a 0,3925 €/Smc, con un abbassamento del 6% rispetto a luglio. Opportunità per famiglie e imprese La diminuzione dei prezzi all’ingrosso si riflette nelle offerte del mercato libero, dove molti fornitori stanno presentando tariffe fisse o indicizzate più vantaggiose rispetto ai valori medi . È quindi un ottimo momento per rivedere le proprie condizioni contrattuali, così da poter bloccare tariffe più convenienti in vista dell’inverno. Oltre il prezzo: cosa valutare Come evidenziato da Consumerismo, la scelta del fornitore non dovrebbe basarsi ...

Inflazione, Codacons: maggiore spesa annuale di +2.428 euro


L’inflazione torna a salire nel nostro Paese, interrompendo la breve tregua che a marzo l’aveva portata al 7,6% su base annua. Secondo le stime preliminari dell’Istat, ad aprile il tasso di inflazione si attesta all'8,3%, con un aumento del +0,5% su base mensile, trainato soprattutto dai prezzi dei beni energetici non regolamentati. Dati che allarmano le associazioni dei consumatori.

Il Codacons avverte: «l'inflazione all'8,3% equivale ad una maggiore spesa pari a +2.428 euro annui per la famiglia tipo che sale a +3.144 euro per un nucleo con due figli, stangata causata dalla crescita ancora a ritmi sostenuti di voci come gli alimentari e il carrello della spesa, comparti che segnano rispettivamente +12,6% e +12,1% su base annua». Una preoccupazione condivisa da Assoutenti. «I numeri Istat dimostrano che in tema di prezzi e inflazione è ancora presto per cantare vittoria – afferma il presidente Furio Truzzi – Le dinamiche dei listini mostrano ancora incrementi pesanti per beni primari come gli alimentari, che ad aprile salgono del +12,6%: tradotto in soldoni, significa che una famiglia con due figli si ritrova a spendere +969 euro annui solo per il cibo. Temiamo che sull'andamento dei listini al dettaglio si stiano registrando speculazioni e anomalie, con alcuni beni che su base annua vedono incrementi a due cifre anche in assenza di rialzi delle materie prime, e senza alcuna ripercussione causata dalla guerra in Ucraina o dall'andamento delle bollette».

Federconsumatori sottolinea inoltre come le ripercussioni dell’inflazione colpiscano soprattutto i nuclei già in difficoltà. «Non dimentichiamo che tali aumenti non hanno un impatto uguale per tutti: pesano in misura maggiore per le famiglie meno abbienti. Un dato che –continua Federconsumatori – non fa altro che aumentare le disuguaglianze, le ingiustizie e le difficoltà nel nostro Paese: in tal senso è urgente che il Governo affronti questa vera e propria emergenza, attraverso la definizione di politiche di contrasto alle disuguaglianze e di sostegno alle famiglie, soprattutto quelle con minore capacità di spesa. Queste ultime, infatti, sono ancora costrette a mettere in atto rinunce e sacrifici: secondo le rilevazioni dell'O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori i cittadini continuano a ridurre i consumi di carne e pesce (-16,9%, con uno spostamento anche verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); a ricercare sempre più assiduamente offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 48% dei cittadini); ad effettuare acquisti presso i discount (+11,6%)».

Preoccupazioni condivise anche da Federdistribuzione. «Siamo preoccupati dell'effetto dell'inflazione sull'andamento delle vendite, soprattutto di beni di largo consumo e ortofrutta. Le nostre imprese – commenta Carlo Alberto Buttarelli, presidente di Federdistribuzione - rimangono sotto pressione perché compresse tra l'aumento dei costi all'acquisto e le difficoltà derivanti dall'attuale livello dei prezzi al consumo. L'attuale debolezza dei volumi di consumo, che stagnano intorno al -5%, è un fattore di rischio per l'intero sistema agroalimentare italiano, rappresentato da numerose filiere di eccellenza, così come per le nostre imprese».

In tale scenario le associazioni dei consumatori rivolgono un appello al governo. «Per salvare la spesa degli italiani e difendere la sovranità alimentare del Paese è necessario – afferma Coldiretti – aumentare i fondi destinati ai contratti di filiera per soddisfare gli investimenti proposti dalla pasta alla carne, dal latte all'olio, dalla frutta alla verdura nell'ambito del Pnrr». «È necessario adottare misure tempestive per invertire questo andamento, avviando – rincara Federconsumatori – interventi mirati al sostegno dei redditi e del potere di acquisto delle famiglie. Il taglio del cuneo fiscale va in questa direzione, ma sarebbe necessario renderlo strutturale: limitare l'intervento a solo 5 mesi è insufficiente e rappresenta l'ennesima misura spot. Anche sul fronte dell'energia sarebbe necessario ripristinare la sterilizzazione degli oneri di sistema sulla bolletta elettrica, eliminata prematuramente. Le risorse necessarie per tali operazioni possono e devono essere reperite attraverso il potenziamento della lotta ai fenomeni speculativi, all'evasione e all'elusione fiscale, disponendo anche un aumento della tassazione su extraprofitti (non solo in campo energetico) e rendite finanziarie». «L'emergenza prezzi – avverte infine il presidente del Codacons Carlo Rienzi – non è affatto superata, e il Governo farebbe bene ad intervenire con misure concrete per calmierare i listini, a partire dal taglio dell'Iva su alimentari e generi di prima necessità».

 

 

 

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