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Concessioni Balneari, la Commissione Ue in pressing su Roma
Lo scontro tra il governo italiano e la Commissione Ue sulle concessioni
balneari potrebbe presto assumere i contorni di un conflitto istituzionale ai
più alti livelli. Secondo fonti di Bruxelles, la Commissione sarebbe pronta a
procedere ulteriormente nella procedura di infrazione per violazione della
direttiva Bolkestein, inviando un “parere motivato” all’esecutivo di Giorgia
Meloni. In caso di assenza di una risposta alle richieste europee, o di una
loro insufficienza, lo step successivo sarebbe il deferimento dell’Italia alla
Corte di giustizia dell’Ue.
Il parere motivato non dovrebbe, tuttavia, arrivare prima della sentenza della Corte del Lussemburgo, attesa per giovedì 20 aprile. Interpellata dal Tar di Lecce, la Corte dovrebbe confermare la sua giurisprudenza in materia. La volontà della Commissione di concedere qualche settimana in più al governo italiano sarebbe giustificata dall’incontro, avvenuto la settimana scorsa, tra la premier Giorgia Meloni e il commissario Ue con delega al mercato interno, Thierry Breton, nel quale la prima avrebbe garantito al secondo la volontà di procedere con la piena applicazione della direttiva Bolkestein quanto prima.
La proroga al 2024
Queste rassicurazioni sembrano però contraddire le decisioni ufficiali
prese dall’esecutivo italiano in materia, che nel decreto Milleproroghe aveva
esteso le concessioni balneari esistenti a tutto il 2024, misura peraltro
giudicata illegittima dal Consiglio di Stato.
Giovedì 20 è dunque attesa una nuova sentenza da parte della Corte di giustizia Ue, che si pronuncerà in via pregiudiziale su una serie di questioni sollevate da Tar Puglia. Il tribunale amministrativo ha infatti chiesto alla Corta di stabilire che la direttiva in questione sia valida e vincolante e «se presenti o meno assenza di spazi discrezionali per il legislatore nazionale tali da poterla ritenere autoesecutiva e immediatamente applicabile».
Salvini: “Garantire a chi lavora da tanti anni di poter continuare attività”
Dal canto suo, il ministro delle Infrastrutture
Matteo Salvini afferma di «[voler] garantire ai balneari che vogliono continuare a
lavorare in uno stabilimento balneare che gestiscono da tanti anni il fatto che
possano continuare a farlo».
«Se qualcuno è stanco e non se la sente più – ha
continuato Salvini- è giusto che chieda l’indennizzo per tutti gli investimenti
fatti su quella spiaggia. Se uno se la sente e ha voglia di andare avanti,
magari con i suoi figlioli o i suoi nipoti, deve poterlo fare. Perché non può
valere solo il criterio economico che ti porta la prima multinazionale di turno
ad appropriarsi delle spiagge. Io personalmente sto lavorando anche per una
mappatura delle spiagge e delle coste italiane per garantire chi lavora da
tanto tempo in spiaggia di continuare a farlo».
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