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Costi aggiuntivi al ristorante: sono legali?

Andare al ristorante è un'esperienza che dovrebbe essere piacevole, ma può capitare di trovarsi davanti a costi aggiuntivi inaspettati. Alcuni ristoranti applicano sovrapprezzi per servizi come il coperto, l’acqua in bottiglia o persino il servizio al tavolo. È legale applicare questi costi? La risposta varia a seconda delle normative regionali e delle condizioni specificate nel menu. Tuttavia, la regola principale è che il cliente deve essere informato in modo trasparente dei costi prima di effettuare l’ordine. Il ruolo del menu e della trasparenza Secondo la normativa italiana, i ristoranti devono esporre in modo chiaro i prezzi dei piatti e dei servizi offerti. Questo include qualsiasi eventuale costo extra, come il coperto o il servizio. Se il cliente non è avvisato chiaramente , tali costi potrebbero essere considerati ingiustificati e il cliente avrebbe il diritto di contestarli. È quindi fondamentale che il menu sia preciso e trasparente , senza ambiguità, così da evitare

Bruschetta (Eridania): 'trasparenza per i consumatori e sostenibilità per l'ambiente'





Roma, 23 feb. – (Adnkronos) – «Come leader in Italia nel settore della dolcificazione ascoltiamo con attenzione i bisogni dei consumatori che oggi, più che in passato, chiedono trasparenza rispetto ai prodotti che acquistano e consumano. Oggi siamo sempre più informati e consapevoli nelle scelte, guidate dalle tante informazioni a disposizione per scegliere le aziende e i brand a cui affidarsi. Ci teniamo che il nostro impegno nei confronti dell’ambiente sia immediatamente riconoscibile alla vista dei nuovi pack, ma non intendiamo fermarci qui». 

Lo afferma Alessio Bruschetta, direttore generale Eridania Italia, in occasione della presentazione dei risultati green raggiunti dall’azienda marchio della dolcificazione dal 1899. «Nei prossimi anni, spiega Bruschetta, guarderemo con ancora più attenzione alla sostenibilità dei nostri prodotti, avendo bene in mente i successi raggiunti dal Gruppo Cristal Union, e gli obiettivi di filiera che si è posto, come la riduzione delle emissioni di gas serra del 35% entro il 2030, con un risparmio di 265.000 tonnellate di CO2; il riutilizzo del 100% dell’acqua contenuta nelle barbabietole da zucchero; il raggiungimento della carbon neutrality entro il 2050».

«Si tratta insomma di un impegno a 360 gradi – aggiunge Bruschetta – che spazia su diversi fronti e che, vuole contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite collegati alla lotta al cambiamento climatico, all’uso di energia pulita ma anche al consumo responsabile e alla salute e al benessere delle persone».

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