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Creme alla nocciola: la classifica Altroconsumo 2025

Non tutte le creme spalmabili alla nocciola sono create uguali. Le differenze principali riguardano la percentuale di nocciole, la presenza di oli vegetali e l’uso di ingredienti di origine animale. La quantità di nocciole può variare dal 12% al 45%, ma ci sono anche creme che contengono il 100% di nocciole, ricche di grassi “buoni” e con meno zuccheri. Gli oli più comuni sono quello di palma (che non è il più salutare) e di girasole (più leggero). Alcune creme sono vegane, quindi prive di latte, rendendole adatte anche a chi è intollerante al lattosio. I consigli di Altroconsumo Altroconsumo consiglia di optare per: Creme senza grassi o oli vegetali aggiunti , o con olio di girasole. Prodotti con alta percentuale di nocciole e cacao. Marche che specificano l’origine delle nocciole, un segno di trasparenza. I parametri di valutazione dei prodotti Le creme sono state valutate su tre criteri: Composizione (50%): ingredienti, valori nutrizionali, quantità di nocciole. Assaggio anonimo (4...

Guerra dei dazi USA-Cina, consumatori e imprese le vere vittime



La “guerra dei dazi” che sta coinvolgendo i due grandi colossi del commercio mondiale, ovvero la Cina e gli Stati Uniti, non solo colpisce l’economia degli stessi e le Borse, ma ha ripercussioni sugli stessi consumatori, rivelandosi come un’arma a doppio taglio. 

È quanto rilevato dall’indagine condotta dal capo-economista Gita Gopinath assieme a Eugenio Cerutti e Adil Mohommad per il Fondo monetario internazionale secondo cui le imprese statunitensi che acquistano prodotti made in China per rivenderli sul mercato americano sono quelle che vengono più colpite dal rialzo dei prezzi, sacrificando ogni margine di guadagno

L’indagine prende in esame gli effetti dei i dazi imposti nel corso del 2018, prima quindi dell’ultimo aumento al 25% su 200 miliardi di dollari di import cinese, annunciato il 10 maggio, e della ritorsione di Pechino, che, non modificando i propri prezzi, lascia alle imprese importatrici l’onere d’assorbimento dei dazi

Le imprese potrebbero essere così portare le aziende domestiche ad aumentare il prezzo dei beni “protetti” dai dazi, colpendo negativamente l’inflazione statunitense. Secondo uno studio della Federal Reserve di New York, l’aumento dei dazi al 25% su 200 miliardi di dollari di import dalla Cina costerà 106 miliardi di dollari l’anno alle famiglie americane, pari ad una media di 800 dollari all’anno a ogni nucleo. 

A guadagnarci davvero sono le imprese che producono per il mercato domestico americano beni esposti alla concorrenza di prodotti importati dalla Cina e similarmente nella Repubblica Popolare, oltre al mercato brasiliano e messicano. Infatti la flessione di importazioni USA dalla Cina è stata compensata dall’aumento dell’importazione da altri paesi, che, nel caso del Messico, è salito a 850 milioni di dollari. 

Secondo il Fmi l’aumento delle tariffe costerà al Pil mondiale lo 0,3%, un calo di fiducia nei mercati, negli investimenti e sulla ricerca ed adozione di nuove tecnologie.

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