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Prezzi energia in calo: opportunità per i consumatori

Ad agosto 2025, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) dell’energia elettrica si è posizionato attorno a 0,109 €/kWh , mostrando un leggero calo rispetto a luglio. All'inizio di settembre, il valore ha fatto un piccolo balzo a 0,111 €/kWh, rimanendo comunque inferiore rispetto allo stesso periodo del 2024, con una diminuzione annuale del 3,8%. Anche il gas naturale ha registrato tendenze positive: il prezzo sul Punto di Scambio Virtuale (PSV) è sceso a 0,3925 €/Smc, con un abbassamento del 6% rispetto a luglio. Opportunità per famiglie e imprese La diminuzione dei prezzi all’ingrosso si riflette nelle offerte del mercato libero, dove molti fornitori stanno presentando tariffe fisse o indicizzate più vantaggiose rispetto ai valori medi . È quindi un ottimo momento per rivedere le proprie condizioni contrattuali, così da poter bloccare tariffe più convenienti in vista dell’inverno. Oltre il prezzo: cosa valutare Come evidenziato da Consumerismo, la scelta del fornitore non dovrebbe basarsi ...

Google: maximulta UE da 1,49 miliardi per abuso di posizione dominante



Maximulta Ue per Google. Il colosso di Mountain View, secondo la Commissione Europea, ha abusato della sua posizione dominante, imponendo una serie di clausole restrittive nei contratti con siti Internet di terzi che hanno impedito ai concorrenti di Google di collocare le loro pubblicità su questi siti, violando le regole antitrust dell'Ue e, pertanto, viene multato per 1,49 mld di euro.
Per la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, il gruppo californiano «ha cementato la propria predominanza nelle pubblicità nei motori di ricerca, proteggendosi dalla concorrenza, imponendo clausole contrattuali restrittive ai siti Web di terze parti, cosa che è illegale in base alle norme Ue. Questo comportamento improprio è durato per oltre un decennio e ha precluso ad altre imprese la possibilità di competere sulla base dei propri meriti e di innovare, negando ai consumatori i benefici della concorrenza». Funziona così: i siti web, come quelli dei media, i blog o quelli di viaggi hanno spesso una funzionalità di ricerca: quando un utente la utilizza, il sito mostra sia risultati di ricerca sia annunci pubblicitari, che appaiono accanto ai risultati della ricerca. Google fornisce queste pubblicità ai siti attraverso AdSense for Search, agendo come intermediario tra le aziende che fanno pubblicità e i titolari dei siti, che traggono profitto dallo spazio che circonda le pagine dei risultati di ricerca. AdSense for Search funziona quindi come una piattaforma di intermediazione della pubblicità on line. Google è di gran lunga il maggior attore nell'intermediazione pubblicitaria on line nello Spazio Economico Europeo, con una quota di mercato superiore al 70% dal 2006 al 2016. Nel 2016 Google ha detenuto quote di mercato generalmente al di sopra del 90% dei mercati nazionali per la ricerca generica, e superiore al 75% nella maggior parte dei mercati nazionali per la pubblicità online nei motori di ricerca, dove opera tramite il suo prodotto principale, il motore di ricerca Google.
Sempre dal marzo 2009, il gruppo californiano ha anche incluso nei contratti clausole che richiedevano agli editori di ottenere il suo permesso scritto prima di cambiare il modo in cui le pubblicità dei concorrenti venivano mostrate. In questo modo, Google poteva controllare quanto attrattive, e quindi cliccabili, fossero le pubblicità dei concorrenti. Queste pratiche hanno riguardato oltre la metà del mercato, misurato per giro d'affari, per la maggior parte del periodo considerato. I concorrenti di Google non hanno potuto competere sulla base dei propri meriti, vuoi perché c'era un divieto vero e proprio, vuoi perché Google si era riservata per via contrattuale gli spazi migliori. Il colosso californiano riservava per sé gli spazi più preziosi sotto il profilo commerciale, controllando nello stesso tempo il modo in cui le pubblicità rivali sarebbero apparse. Google, per la Commissione, ha tenuto una condotta anticoncorrenziale. E soprattutto, «non ha dimostrato che le clausole» contrattuali in questione «abbiano prodotto una qualche efficienza, in grado di giustificare prassi simili». La multa inflitta, 1,49 mld di euro, ammonta all'1,29% del giro d'affari di Google nel 2018 e tiene conto sia della durata che della gravità delle violazioni.


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