Nei primi tre mesi di quest’anno la fiducia dei consumatori italiani ha subito una battuta d’arresto dopo i forti progressi fatti registrare nella seconda metà del 2016. L’indicatore contenuto nel The Conference Board® Global Consumer Confidence™ Survey, in collaborazione con Nielsen, ha fatto registrare un calo dai 68 punti del periodo ottobre-dicembre a 66. Un dato che non stupisce, non solo perché un calo era fisiologico, ma perché le vendite della grande distribuzione hanno iniziato l’anno nel peggiore dei modi. A leggere i dati raccolti da Nielsen si capisce come gli italiani siano stati assaliti da paure che sembravano ormai superate. Stupisce più di tutti la percentuale di coloro che destinano al risparmio i soldi disponibili dopo aver soddisfatti i bisogni essenziali, balzato dal 40% al 48% in soli 90 giorni. Molto probabilmente a diffondere insicurezza è stato il dibattito politico che si è svolto in vista delle elezioni che si sono tenute il 4 marzo scorso.
L’andamento del Belpaese non trova inoltre riscontro in quello delle altre grandi economie del Vecchio Continente. La Francia si è mantenuta stabile a quota 79 e altrettanto ha fatto la Gran Bretagna (a quota 96), che sembra aver superato le paure legate alla Brexit. La Germania ha fatto invece registrare una decisa accelerazione passando da quota 103 a 108. Qualche debolezza l’ha infine mostrata la Spagna, che viaggia però su livelli decisamente più alti rispetto all’Italia: è infatti passata da 93 punti a 91. Nonostante il recente calo, l’indice sulla fiducia dei consumatori italiani resta compatibile con un proseguimento della ripresa: si mantiene infatti su valori che sono superiori di circa 10 punti a quelli fatti registrare nella prima parte del 2017.
Le preoccupazioni per il lavoro continuano a rappresentare il principale ostacolo per un miglioramento della congiuntura economica. Il 18% degli intervistati ha indicato proprio in questo fattore l’elemento di maggior incertezza, non mostrando alcun cambiamento rispetto al quarto trimestre del 2017. E il futuro non sembra essere particolarmente incoraggiante: l’81% degli intervistati ritiene che nei successivi 12 mesi le prospettive del mercato del lavoro saranno “non buone” o “pessime”, con solo il 17% che si dice ottimista (prospettive “buone” o “ottime”). Ha invece mostrato un certo peggioramento la percezione delle finanze personali, che nell’ultima rilevazioni sono state definite “non buone” o “pessime” dal 67% delle persone che hanno partecipato al sondaggio contro il 63% di tre mesi prima. Ha infine mostrato un leggero miglioramento la propensione al consumo: sono il 74% del totale gli italiani che “considerando il prezzo dei beni e dei servizi e lo stato delle proprie finanze personali” dichiarano l’attuale momento non buono o pessimo per acquistare le cose (beni e servizi) che si desiderano o di cui si necessita, contro il 75% del periodo ottobre-dicembre dell’anno scorso.
La rilevazione Nielsen mette infine in luce il problema delle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese e per le quali non si è materializzato alcun miglioramento, come d’altra parte già rilevato di recente dall’Istat: ben il 15% degli italiani dichiara di non aver denaro disponibile dopo aver soddisfatto i bisogni essenziali. Tre mesi prima la loro percentuale era identica.
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