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Creme alla nocciola: la classifica Altroconsumo 2025

Non tutte le creme spalmabili alla nocciola sono create uguali. Le differenze principali riguardano la percentuale di nocciole, la presenza di oli vegetali e l’uso di ingredienti di origine animale. La quantità di nocciole può variare dal 12% al 45%, ma ci sono anche creme che contengono il 100% di nocciole, ricche di grassi “buoni” e con meno zuccheri. Gli oli più comuni sono quello di palma (che non è il più salutare) e di girasole (più leggero). Alcune creme sono vegane, quindi prive di latte, rendendole adatte anche a chi è intollerante al lattosio. I consigli di Altroconsumo Altroconsumo consiglia di optare per: Creme senza grassi o oli vegetali aggiunti , o con olio di girasole. Prodotti con alta percentuale di nocciole e cacao. Marche che specificano l’origine delle nocciole, un segno di trasparenza. I parametri di valutazione dei prodotti Le creme sono state valutate su tre criteri: Composizione (50%): ingredienti, valori nutrizionali, quantità di nocciole. Assaggio anonimo (4...

Gli italiani amano la pizza a domicilio e pagherebbero di più per aiutare i riders




La cena è sempre più spesso a domicilio. Ma la pizza continua ad essere in cima alle preferenze e ha la meglio sul sushi. L’associazione di consumatori Adoc ha fatto un sondaggio su alcuni suoi associati: i quasi 800 intervistati, tutti appartenenti a un nucleo familiare di almeno tre persone, hanno restituito un’immagine per certi versi inaspettata, dei consumi take-away.

Dallo studio emerge come i consumatori della cosiddetta gig-economy siano tutt’altro che cinici ma che, anzi, abbiano a cuore i diritti dei lavoratori precari che consegnano il cibo a domicilio in bicicletta o in scooter. Il 57% degli intervistati si è detto ben disposto a pagare di più la consegna del cibo, se il fattorino fosse regolarizzato e tutelato dal proprio datore di lavoro. Dopo le denunce e le proteste degli ultimi mesi, proprio in queste settimane il neo ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha proposto l'apertura di un tavolo con le principali società del settore.

Adoc ha anche analizzato le abitudini dei propri associati. Il 65% degli intervistati ha detto di ordinare cibo a domicilio almeno una volta al mese. La percentuale dei veri aficionados è però più contenuta: solo l’8% ordina almeno una volta a settimana. Tra gli amanti del cibo a domicilio, quasi la metà (il 43%) telefona al ristorante di zona per ordinare la pizza. Il tradizionale cibo italiano batte a grande distanza sia il cinese (26% delle preferenze) che il giapponese (21%). Ai panini restano solo le briciole con l’8% degli ordini.

Oltre ad essere un piatto irrinunciabile per gli italiani, la pizza vince anche perché è economica, soprattutto per le famiglie con figli. Adoc infatti ha analizzato anche i prezzi del cibo ordinato da casa, scoprendo come una cena per tre persone a base di ravioli al vapore e pollo alla cantonese (in generale, cibo cinese) costi 42 euro, mentre un menu per tre a base di pietanze giapponesi raggiunga i 63 euro. Una cena all’insegna della pizza costa invece 24 euro.

Un prezzo in grado di battere ogni concorrenza, nonostante dal 2007 a oggi questo piatto sia rincarato del 10%, passando da una media di 5,85 euro (consumata in un locale) ai 6,40 euro, come evidenziato dal presidente di Adoc Roberto Tascini.

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