Cambia il menu al ristorante, nelle mense e anche nelle
scuole e negli ospedali. Deve dare spazio, infatti, a un “alert” sulla presenza
di allergeni, d’obbligo prima di servire qualsiasi alimento. L’indicazione deve
essere scritta. E se non sul menu, occorre che sia in un registro, su un
cartello o un altro sistema equivalente, anche digitale, ben in vista. In
alternativa, vale l’avviso della possibile presenza di queste sostanze con l’invito
a chiedere informazioni al personale. E gli stessi obblighi valgono per gli
alimenti decongelati.
Anche questo è uno degli effetti del Dlgs 231/2017 che - a
tutela dei consumatori - prevede una serie di obblighi per la fornitura di
alimenti. Tra gli altri, c’è quello dell’indicazione del lotto al quale
l’alimento appartiene, che va determinato dal produttore, dal confezionatore
del prodotto o dal primo venditore Ue e va identificato con una sigla che
inizia con la lettera «L», che deve figurare sia sui prodotti preimballati, sia
su quelli non preimballati (si può indicare nei documenti commerciali di
vendita).
Per gli alimenti messi in vendita tramite distributori
automatici (non preimballati) - si pensi alle macchine che erogano latte crudo
- vanno indicati in italiano la denominazione dell’alimento, l’elenco degli
ingredienti, qualsiasi sostanza o prodotto che provochi allergie o
intolleranze, nonché il nome o la ragione sociale o il marchio e la sede
dell’impresa che gestisce l’impianto.
Regole precise sono disposte per gli alimenti “sfusi”, tipo
pop corn acquistati al cinema; per quelli imballati sui luoghi di vendita su
richiesta del consumatore, come il prosciutto affettato al momento; per i
prodotti preimballati per la vendita diretta (un formaggio a porzioni in
vendita nei supermercati) o venduti previo frazionamento anche se con un
involucro protettivo (conserve vegetali, offerte in grandi confezioni).
Ai recipienti che contengono questi alimenti per la vendita
va applicato un cartello con queste indicazioni:
- la denominazione dell’alimento;
- la lista degli ingredienti;
- le sostanze o i prodotti che possono provocare allergie o
intolleranze;
- le modalità di conservazione per i prodotti alimentari
rapidamente deperibili;
- la data di scadenza per paste fresche e paste fresche con
ripieno;
- il titolo alcolometrico volumico effettivo per le bevande
con tenore di alcol superiore a 1,2% in volume;
- la percentuale di glassatura (tara) dei prodotti congelati
glassati;
- la designazione «decongelato»;
- il nome o la ragione sociale o il marchio depositato,
l’indirizzo dell’Osa e il lotto.
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