Ancora
proteste questa mattina fra i lavoratori. In Campania, un centinaio di operai
aderenti agli Si Cobas e impiegati in stabilimenti fra cui quelli di Fca in
Italia hanno bloccato gli svincoli della strada statale 162, proprio quelli che
portano allo storico stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco. I manifestanti
lamentano dei piani industriali che, secondo il loro parere, non sarebbero sufficienti a
garantire il futuro occupazionale dei lavoratori.
Intanto i disagi non si sono fatti attendere. La protesta ha infatti creato
grosse code sulla statale in direzione Napoli e in direzione Nola, impedendo
agli operai che non hanno aderito allo sciopero di raggiungere lo stabilimento.
L’azienda ha per l’occasione aperto un varco solitamente destinato allo scarico
merci, accessibile tramite altre arterie stradali.
Gli
operai non sono stata l’unica categoria in protesta, nel giorno che vede l’insediamento
delle due camere. Infatti anche gli insegnati e il personale scolastico hanno
indetto uno sciopero guidato dai sindacati Anief, Saese e Cobas (quest’ultimo
solo per i docenti di scuola dell’infanzia e primaria). Durante la giornata è
atteso anche il parere dell'Avvocatura dello Stato in relazione
all'applicazione della sentenza con cui il Consiglio di Stato ha disposto la cancellazione
dalle graduatorie a esaurimento di oltre 50 mila diplomati magistrali. «Dopo
una campagna per le elezioni politiche dove il tema scuola non è stato
certamente centrale, è giunto il momento - ha spiegato il presidente
dell'Anief, Marcello Pacifico - di richiamare l'attenzione della politica. Tra
i motivi dello sciopero spicca quello della necessità di aprire ai precari le
Graduatorie a esaurimento. Ci appelliamo alla sensibilità dei nuovi senatori e
onorevoli perché facciano giustizia nei confronti di decine di migliaia di
precari abilitati e specializzati che rischiano il licenziamento».
A Pacifico segue Piero
Bernocchi, leader dei Cobas, che afferma: «Volevamo
manifestare davanti al Parlamento per inviare ai nuovi deputati e senatori un
messaggio forte e chiaro affinché vengano restituiti a decine di migliaia di
maestre il diritto a insegnare e la sicurezza del posto di lavoro che si sono
guadagnati in anni e anni di precariato mal retribuito. Ma la manifestazione,
autorizzata in precedenza, è stata vietata all'ultimo momento dalla questura,
forse per un intervento del ministro degli Interni che non ha voluto 'turbare'
la prima giornata dei neo-eletti/e, decidendo di 'recintare' il Parlamento con
un'ampia zona off limits per ogni sorta di protesta».
Continua Bernocchi: «Ferma restando la protesta
più ampia, che coinvolge tutta la categoria docente e Ata, contro un contratto
miserabile sul piano economico e l'inserimento in esso delle imposizioni della
legge 107, lo sciopero del 23 marzo ha come obiettivi immediati, da presentare
ai nuovi parlamentari e al governo che verrà la conservazione del posto in
'ruolo' o nelle Gae (graduatorie a esaurimento) per le maestre diplomati
magistrali che vi si trovano, la riapertura delle Gae per tutti i precari
abilitati e l'immissione immediata 'in ruolo' per i precari con 3 anni di
servizio».
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