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Vuoi vendere qualcosa online? attenzione alla truffa del finto corriere

Può capitare di ritrovarsi a vendere online qualche nostro oggetto che non ci serva più. Di norma non è un'operazione troppo complessa grazie ai vari marketplace esistenti, eppure, bisogna stare molto attenti alle innumerevoli truffe che vengono messe in atto. Una delle ultime trovate è " la truffa del corriere ", una truffa abbastanza articolata che inizia con il messaggio di un'acquirente da subito interessato al prodotto e pronto a comprarlo . L'acquirente però, per diversi motivi inventati, propone il pagamento tramite corriere ovvero che quando il corriere viene a ritirare il pacco con il prodotto vi consegnerà una busta con l'ammontare pattuito . Ovviamente i corrieri non offrono questo servizio quindi stiamo parlando di una truffa. In caso dovessimo accettare possono nascere diverse truffe La richiesta di una caparra per far venire il corriere tramite un sito facksimile a quello reale della compagnia. Ovviamente in questo caso non verrà mai nessuno

Agcm contro WhatsApp: dovrà pagare multa da 50mila euro


Fonte: Adiconsum

L’Antitrust ha sanzionato la famosa app di messaggistica istantanea per non aver rispettato l’ordine di pubblicazione del provvedimento emesso a maggio 2017, nel quale l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha appurato la presenza di clausole vessatorie all’interno dei Termini di Utilizzo del servizio.
Nello specifico, WhatsApp avrebbe dovuto comunicare quanto deliberato da AGCM sul proprio sito internet e tramite apposita notifica via app.

Le Clausole incriminate

·      Modifiche unilaterali del contratto da parte della compagnia
·      Diritto di recesso palesemente a vantaggio della società di proprietà di Facebook
·      Limitazioni di responsabilità
·      Interruzioni ingiustificate del servizio
·      La scelta del foro competente sulle controversie (limitato, allo stato attuale, ai tribunali americani)

La Sanzione
L’Autorità ha deciso di irrogare una sanzione pari a 50.000 euro nei confronti di WhatsApp inc., il tetto massimo di pena previsto nei confronti di chi non rispetta i provvedimenti previsti a seguito dell’accertamento di clausole vessatorie. Un limite che bisognerà rivedere, perché una sanzione di 50mila euro, per aziende con un grosso business, non rappresenta di certo un deterrente.

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