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Vuoi vendere qualcosa online? attenzione alla truffa del finto corriere

Può capitare di ritrovarsi a vendere online qualche nostro oggetto che non ci serva più. Di norma non è un'operazione troppo complessa grazie ai vari marketplace esistenti, eppure, bisogna stare molto attenti alle innumerevoli truffe che vengono messe in atto. Una delle ultime trovate è " la truffa del corriere ", una truffa abbastanza articolata che inizia con il messaggio di un'acquirente da subito interessato al prodotto e pronto a comprarlo . L'acquirente però, per diversi motivi inventati, propone il pagamento tramite corriere ovvero che quando il corriere viene a ritirare il pacco con il prodotto vi consegnerà una busta con l'ammontare pattuito . Ovviamente i corrieri non offrono questo servizio quindi stiamo parlando di una truffa. In caso dovessimo accettare possono nascere diverse truffe La richiesta di una caparra per far venire il corriere tramite un sito facksimile a quello reale della compagnia. Ovviamente in questo caso non verrà mai nessuno

#Pannolini Nappynat, il web denuncia la pubblicità ingannevole


Nuova puntata dell'affaire Nappynat. Dopo Consumerismo, Huffington Post e Repubblica, ne scrive anche il noto quotidiano online, Linkiesta.it.
Riportiamo il testo integrale:
#Pannolini, un hashtag apparentemente banale che però appassiona assai più di #Trump, #Renzi e #iusSoli, almeno nei blog e nei siti che si occupano di nascite e maternità. Ultimamente a farla da padrone nella Rete è il caso sollevato da alcune mamme e finito persino all’attenzione di un settimanale diffusissimo come Il Venerdì di Repubblica. Le mamme sembrano pronte alla guerra: “Diciamo no ai pannolini illegali che danneggiano l’ambiente”. Pare uno spot pubblicitario ambientalista invece è il grido di allarme lanciato per l’ultimo caso di pubblicità ingannevole: pannolini venduti come «100% naturali», «compostabili» e «biodegradabili» senza esserlo, poiché contengono materie plastiche e non possono quindi essere smaltiti nell’organico.
Ma per capire meglio la vicenda, facciamo un passo indietro.
Nel dicembre 2016, Nappynat, nota marca di pannolini e prodotti per bambini riconducibile alla Olive Srl di Prato, è stata multata dall’Agcm(Agenzia garante per la concorrenza e il mercato) per pubblicità ingannevole. L’Autorità ha infatti voluto punire la condotta dell’azienda per la diffusione, attraverso le confezioni dei prodotti e i siti internet www.nappynat.com e www.nappynat.it, messaggi pubblicitari scorretti e non corrispondenti al vero per promuovere i propri pannolini. I pannolini presentati come naturali e ecocompatibili, infatti, sono risultati privi delle caratteristiche di “biodegradabilità”, “compostabilità”, e “batteriostaticità”. È stata smentita inoltre anche l’origine naturale delle materie prime impiegate, “non affatto riconducibile a tali prodotti”.
Alla Olive Srl , che non è stata in grado di produrre un’esauriente documentazione tecnica e di certificazione, è stata quindi vietata la “diffusione” e “continuazione” della pratica commerciale scorretta e comminata una multa di 35mila euro. L’azienda ha poi fatto ricorso al Tar del Lazio, che lo ha respinto, dichiarandolo inammissibile.
Intanto però i pannolini “illegali” sono ancora in vendita sugli scaffali dei supermercati e sui siti di e-commerce. Una delle mamme, Marta, chiede aiuto ai forum per denunciare l’azienda “perché sono ancora in vendita questi pannolini tutta pubblicità e poca sostanza”. Un’altra mamma, Veronica, invece ha mostrato preoccupazione per la sua bambina: “Dopo aver provato Nappynat non ne sono rimasto entusiasta anche perché la mia bimba ha avuto una reazione cutanea”. Simona, un’altra madre, pensa all’ambiente: “Sulla confezione c'era scritto che sono 100% naturali e compostabili, ma in realtà non lo sono. Altro che "ecologici"! Immaginate che danno all'ambiente”.

Durissimo l’articolo di denuncia del Venerdì di Repubblica che, raccontando la rivolta delle mamme, ha recentemente titolato: “Pubblicità ingannevole. Vietati i pannolini eco che eco non sono”. Per contro, assai debole – quasi un’ammissione di responsabilità - la difesa dell’azienda, per voce dell’avvocato Giuseppe Consolo, che ha spiegato così la permanenza delle confezioni incriminate negli ipermercati italiani: «Forse stanno smaltendo le scorte, la nuova dizione è già stata presentata».
Ammesso che sia vero, aziende come Nappynat stiano attente: la mamma sarà sempre la mamma, ma non va fatta arrabbiare.

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